Il recente acquisto del nuovo server ha portato, anzi, favorito, una super migrazione dell’infrastruttura di virtualizzazione. I server del Liceo, come tante infrastrutture informatiche, non hanno infatti direttamente installato un sistema operativo che esegue i vari servizi: non c’è installato un Windows Server che condivide le cartelle di rete o un Linux che ospita il sito web della scuola. Bensì questi sono server non fisici ma virtuali. Parliamo infatti di un ambiente di virtualizzazione, costituito da una componente software (quest’ultima effettivamente installata “sul ferro”, direttamente sull’hardware server), un virtualizzatore (hypervisor) che si occupa di emulare le componenti hardware per le numerose macchine virtuali (virtual machines, VM) che girano al suo interno
Questa matriosca di sistemi operativi (l’hypervisor, installato sull’hardware, che contiene le VM), che all’apparenza sembra complicare la gestione, in realtà offre numerosi vantaggi, garantiti dal fatto che un server non è più un hardware fisico, ma un pezzo di software, un file. Seppur gigante, un filettone di diverse decine di GB, ma pur sempre un file. Che si può copiare, spostare, ricopiare, ingrandire, rimpicciolire, modificare, ecc.. Una flessibilità che un server fisico non disporrebbe. Oltre al vantaggio di ottimizzare le prestazioni: acquistando un singolo server molto potente le risorse di calcolo sono così condivise ed ottimizzare tra le varie VM ospitate dall’hypervisor, non rimangono dedicate (e magari inutilizzate) per il singolo server hardware.
Fino all’estate 2025 il sistema di virtualizzazione della scuola era costituito da due hypervisor, due server con sistema operativo VMware vSphoere ESXi. Si tratta di un sistema operativo dedicato e realizzato per la virtualizzazione, un sistema che fa solo quello e basta. E lo fa bene. vSphere è di fatti, ancora oggi, lo standard della virtualizzazione.
Purtroppo nel 2023 VMware è stata acquisita da un’altra realtà Broadcom, che l’anno successivo ha rivoluzionato una serie di politiche riguardanti gli aggiornamenti, il supporto, la manualistica, la gestione delle licenze e i loro costi (eliminando le precedenti licenze perpetue con un nuovo sistema di sottoscrizione annuale, ben più costoso). Per mantenere funzionalità ed aggiornamenti costanti il costo da sostenere è diventato importante. E, caso vuole, che sempre nel 2024 abbiamo avviato le procedure di acquisizione del nuovo server. Ovvero, disponendo di due hypervisor all’attivo, stavamo procedendo alla sostituzione del 50% dell’infrastruttura hardware: l’occasione perfetta per guardarci intorno e vedere se c’erano soluzioni tecnico/economiche migliori.
La risposta a questa ricerca, come tante realtà coinvolte in questo cambio di licensing da parte di Broadcom/VMware ed in possesso di una piccola infrastruttura (ovvero con la possibilità di poter effettuare migrazioni di infrastruttura) è stata: PROXMXOX Virtual Enviroment!
Proxmox VE è un hypervisor basato su sistema operativo Linux Debian, che, come VMware, pensa principalmente (ed in realtà, non soltanto) a virtualizzare VM. È realizzato e mantenuto da una azienda europea, di Vienna, ormai dal 2008.
Rispetto a VMware, Proxmox dispone già integrati una serie di funzionalità in più, con costi di licenza molto contenuti, non disponibili “di serie” in vSphere. E, guarda caso dal 2024, Proxmox VE integra una semplice utility che permette la migrazione (la “copia” e la “conversione di formato”) delle VM da ESXi a Proxmox VE, con pochi click (sebbene con qualche imprevisto).
Pertanto, con la messa a dimora ed in produzione del nuovo server, ho colto l’occasione per migrare tutta l’infrastruttura di virtualizzazione, da VMware a Proxmox
Dopo aver installato e configurato Proxmox VE sul nuovo server, ho migrato tutte le VM dal precedente server primario al nuovo server Dell primario. Ho installato Proxmox VE poi anche nel vecchio server HP primario, in quanto sarebbe diventato adesso il secondario e migrato quindi le ultime VM dal vecchio server secondario al vecchio server primario, ora secondario.
Un lavoro molto lungo, che mi ha tenuto impegnato praticamente tutto luglio 2025, ma che ha subito portato una serie di risultati tangibili, grazie alle migliori prestazioni della nuova infrastruttura, delle nuove funzionalità integrate di Proxmox (come la live migration, per esempio) ed ovviamente anche un minor impatto per il bilancio scolastico.

