Questo periodo di epidemia di Covid ha rivoluzionato tanti aspetti della nostra vita. Ad iniziare dal lavoro. Con docenti e alunni che si sono buttati a capofitto nella didattica a distanza e personale che ha conosciuto e operato in “smart working”, lavorando (per forza di cose) da casa.
La didattica a distanza non è stato affatto complicata da implementare (ma non da applicare!). È stato necessario istruire i docenti e prestare loro assistenza per l’utilizzo della piattaforma di videoconferenze Google Meet (ed altri strumenti). E fornire a docenti e studenti, per i pochi che non disponevano di un dispositivo mobile per seguire le lezioni, preparare e dare loro un tablet o un notebook, che fortunatamente la scuola disponeva. Sicuramente si è trattato di una sfida, molto impegnativa, per docenti e ragazzi!
Anzi, visto che la consegna dei tablet e dei notebook è avvenuta in pieno lockdown, durante la seconda metà di marzo ed inizio aprile, è stato per me ed il Dirigente Scolastico una lecita scusa per uscire di casa, preparare i dispositivi e consegnarli. Ma anche per dare da mangiare ai pesci (che hanno rischiato seriamente di morire in questi mesi! Ogni volta che andavo a scuola davo loro un bel po’ di mangime), annaffiare le piante (della scuola e dell’Orto Botanico di Bergamo Alta, affidate nei mesi freddi alla scuola). E prendere un po’ d’aria. Infatti, durante i mesi di marzo e aprile, circa una volta a settimana, io, il preside o la DSGA andavamo a scuola e, oltre a adempiere ai nostri compiti (informatici, nel mio caso, didattici ed amministrativi nel loro), facevamo gli agronomi, occupandoci di flora e fauna scolastica (preside compreso)!
Ammetto anche che l’implementazione dello smart working, quanto meno al Mascheroni, non è stato nemmeno complicato. La DSGA ha gestito impegni e compiti da eseguire, suddividendoli tra il personale di segreteria a casa ed io mi sono occupato per la parte informatica. Fortuna vuole che già il preside, da diversi anni, lavora in smart working, connettendosi, quando gli serve, in VPN alla rete scolastica. Il cuore del sistema, il server VPN IPSec (nello specifico), c’era già. E, avendo il sentore di chiusura forzata (iniziavano ad esserci i primi focolai a Nembro ed Alzano e ciò mi faceva temere una zona rossa come per Codogno) ho subito preparato chiavi e credenziali per tutto il personale, realizzando anche istruzioni e video guida per l’installazione e la configurazione del client VPN.
A marzo, in realtà, già parecchio personale era a casa ma la scuola è inizialmente rimasta aperta, con orari e personale limitato. In questo periodo però ho deciso di realizzare un sistema ridondante di VPN, su due connessioni in fibra differenti (diversi operatori, diversi cablaggi ottici, diverse strade da cui transita la fibra -Borgo Santa Caterina e Alberico da Rosciate-). L’unica pecca del sistema era che il failover non era automatico (non avendo il controllo diretto di DNS o BGP): ero io che spegnevo o accendevo l’una o l’altra VPN (ed in questo caso, si, avrei svolto la parte di Morgan, conscio che la chiamata in entrata e la notifica del sistema di monitoraggio mi premetteva la necessità di switchare VPN). Oltre a ciò, attivando il wake on lan e wake on event dei computer della segreteria ho reso il personale autonomo di accendersi il proprio PC a scuola, connettersi in VPN ed accedere in desktop remoto al loro PC, lavorando, flessibilmente, dove e quando vogliono (visto che gli incarichi sono stati dati per obiettivi, non per orario di lavoro), come se fossero davanti alla loro postazione.
Inoltre, con questo doppio sistema ero così in grado di connettermi a praticamente tutti gli apparati informatici della scuola, accenderli da remoto, ed intervenire da remoto, per tutto, come se fossi fisicamente a scuola, anche in caso di guasti di rete (Internet o LAN) importanti (solo la corrente elettrica era protetta parzialmente dagli UPS, ma non ridondata). Prima del vero lockdown ero così pronto ad eventualmente non poter più accedere a scuola per un lungo periodo e poter intervenire da remoto.
Al personale che non disponeva di un PC (oppure che lo aveva, ma serviva a marito e/o figli per lavoro o didattica) è stato dato un notebook (che ha funto da thinclient), che ho provveduto a configurare con VPN, chiavi e link di collegamento al desktop remoto. Ed anche in pieno lockdown, tutto il personale era già pronto per proseguire a lavorare da casa.